Vita, morte (e miracoli) del trafficante più famoso di sempre. Live drawing a cielo aperto con musica e voce narrante.
Don Pablo, il Capo, il Duro, il Mago, lo Zar della cocaina, il Signore del male… La lista dei soprannomi di Pablo Emilio Escobar Gaviria potrebbe continuare all’infinito, come l’elenco dei suoi innumerevoli mandati di cattura. Del resto “El Patrón”, come lo chiamavano i suoi sudditi colombiani, a quasi venticinque anni dalla morte resta ancora il narcotrafficante più famoso del pianeta. Faccia paffuta, baffo nero, boccoli aggiustati a manate di brillantina, camicia sbottonata su un collo asserragliato dal doppio mento. A guardarlo in foto, Escobar può sembrare un innocuo ballerino di cumbia con la febbre del sabato sera. E invece è stato il capo di un esercito di sicari, il ricercato numero uno delle polizie americane, l’uomo che ha trasformato il commercio della cocaina in un traffico globale. La letteratura, il cinema e la tv lo hanno trasformato in una stella di tetro splendore. Il disegnatore Giuseppe Palumbo e lo sceneggiatore Guido Piccoli hanno preferito raccontare il suo tragico epilogo in una graphic novel di incredibile impatto visivo. Palumbo torna ora a confrontarsi con la storia del Patrón, e lo fa disegnandone dal vivo la parabola romanzesca. Le tavole prendono velocemente forma sullo schermo, accompagnate dalle parole di un testimone oculare, una voce riemersa dagli anni più cruenti di Medellín. Sul palco, a dare corpo e musica al racconto, sono Dany Greggio, voce recitante, e gli Amycanbe, chiamati a rivisitare in chiave libera e straniante alcuni brani del repertorio folk colombiano. Introduce Gian Guido Nobili (responsabile area sicurezza e legalità della Regione Emilia Romagna).