Con Marco Damilano (l'Espresso), Oliviero La Stella (scrittore), Ilaria Moroni (Archivio Flamigni), Serena Riformato.
“Via Fani è stato il luogo del nostro destino. La Dallas italiana, le nostre Twin Towers. Nel 1978, l’anno di mezzo tra il ’68 e l’89. Tra il bianco e nero e il colore. Lo spartiacque tra diverse generazioni che cresceranno tra il prima e il dopo: il tutto della politica – gli ideali e il sangue – e il suo nulla.” Così scrive Marco Damilano nel suo libro sul sequestro di Aldo Moro, Un atomo di verità (Feltrinelli). Il direttore dell’Espresso torna a un istante preciso, le 9 del mattino del 16 marzo 1978, il momento in cui il presidente della DC fu rapito e gli uomini della sua scorta massacrati. Fu l’inizio di un dramma nazionale e di una lunga rimozione, che ha segnato la fine della Repubblica dei partiti e che condiziona anche il nostro presente: dopo l’assassinio di Moro sono arrivate la morte di Berlinguer, la dissoluzione della Dc, Tangentopoli e la latitanza di Craxi in Tunisia; fino alle più recenti stagioni di rabbia e paura, nichilismo e narcisismo. Nel suo volume Damilano va oltre i giorni della prigionia ericostruisce la strategia di un politico che meglio di ogni altro aveva compreso “il Paese dalla passionalità intensa e dalle strutture fragili”. Lo fa analizzando le carte personali di Moro, le sue foto, i ritagli, gli scambi epistolari con politici, intellettuali, giornalisti, persone comuni: un patrimonio in larga parte inedito, conservato nel vastissimo Archivio Flamigni. A Riccione presenta i risultati di queste ricerche, in un talk introdotto proprio dalla direttrice dell’archivio, Ilaria Moroni.